A Genova circoleranno gli autobus degli atei, ma con uno slogan diverso. L’agenzia concessionaria che aveva censurato il primo slogan ha vinto due volte: ha costretto l’UAAR a modificare completamente il messaggio e si prepara a incassare il suo assegno. Passa la linea che i cattolici sono potenti e decidono anche le parole da usare in uno slogan.
Su un altro fronte, sempre a Genova, tira la stessa aria. La Curia pretende lo spostamento della data del Gay Pride, possibilmente alle calende greche. Anche qui, gli organizzatori sembra non vedano l’ora di chinare la testa e accettare il diktat.
Personalmente mi sto avvicinando al limite massimo di sopportazione
Ti rendi conto? Hanno piegato la testa, pagheranno il dovuto alla IGPDecaux e cantano pure vittoria. Dovevano denunciarli e mandare avanti la battaglia per la revoca della concessione! Siamo alla farsa.
Sul tema “chinare la testa” sull’altro fronte, notare anche questa dichiarazione di arcigay (tratta dal link in fondo) che, come noto, sta organizzando il pride a Genova:
“”Anche a Genova il clima sarà il più festoso possibile, nonostante le accuse di blasfemia e porgnografia da parte della Curia: sarà mai possibile arrivare a un punto d’accordo? «Non nascondo che nel movimento LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, NdR) ci siano alcune frange anticlericali: noi dell’Arcigay, però, siamo disposti a ogni tipo di dialogo».
E quando gli accenno che molti considerano il Gay Pride genovese come un attacco al Presidente della CEI Angelo Bagnasco, la risposta di Francesco è seria e immediata: «cose del genere non ci passano neppure per la testa».””
http://www.mentelocale.it/societa/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_22811
Caro Jolly: Risulta chiaro lo stile PD dell’Arcigay. Serenamente, pacatamente, andranno a servir messa al corpus domini. Alla faccia dei diritti fondamentali dei cittadini.