Da The Atlantic. Tanta tecnologia per resuscitare il suono di un disco inciso nel XIX secolo.
video: http://youtu.be/94qEVX55JqY
94qEVX55JqY
Da The Atlantic. Tanta tecnologia per resuscitare il suono di un disco inciso nel XIX secolo.
video: http://youtu.be/94qEVX55JqY
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La Dow Chemical sponsorizza le Olimpiadi di Londra scatenando una dura reazione da parte della Hindu Forum of Britain, che considera la multinazionale tra i responsabili della tragedia di Bhopal, che negli anni Ottanta causò circa 15 mila morti. Gli aderenti all’organizzazione, che conta 800 mila membri, annunciano il boicottaggio. E accusano il governo britannico di aver mentito sul coinvolgimento della Dow nell’organizzazione degli eventi sportivi di London 2012. Come ricordano in tanti, la tragedia fu causata dalla Union Carbide, un’azienda che fu successivamente assorbita dalla Dow – che pertanto si dichiara estranea a quei fatti.
I reattori nucleari si avvicinano alla pensione ma i gestori dicono “non ci sono soldi per smontarli” e metterli in sicurezza. Un’altra “prova” della sicurezza nucleare. Qui l’articolo del New York Times.
Scandali bancari e reputazione del Paese – Non rassegnarsi all’Italia stantia
di Mario Monti
Il Corriere della Sera, 15 dicembre 2005
In molti giovani italiani che lavorano all’estero, o in Italia in contatto con l’estero, ho notato negli ultimi tempi un cambiamento. Prima cercavano con il loro impegno e con la discussione di convincere i colleghi di altri Paesi che certi stereotipi negativi sull’Italia non sono più giustificati, se mai lo fossero stati in passato. Ora, sono assaliti dal dubbio che, dopo tutto, gli stereotipi non fossero infondati e che forse l’Italia sia peggiore di come essi si sforzavano di credere. In altre parole, si vergognano di essere italiani. Questa fuga della fiducia nell’Italia, ancora più grave della fuga dei cervelli dall’Italia, sarà il «merito» più rilevante acquisito sul campo da coloro che si sono battuti per la «difesa dell’italianità » di alcune banche. La magistratura giudicherà. Ma che un Governatore ostenti amicizia per alcuni banchieri, che riceva da loro doni se non baci, che certi parlamentari abbiano il ruolo di portavoce quasi ufficiali del Governatore (anche annunciando che una colazione tra questo e il presidente del Consiglio ha sancito la linea della difesa dell’italianità), che si registrino interventi che mischiano tali questioni con aspetti religiosi, tutti questi sono esattamente i connotati di quell’ «italianità» spregiativa per superare la quale i nostri giovani italiani si battono. Continua a leggere
Dare una scossa all’informazione. Ridurre la presenza dei politici: sui giornali, alla radio, in televisione. Rimettere al centro dell’informazione i lettori, la nostra vita, i nostri problemi – ciò che davvero interessa al pubblico. Allineare la copertura dei fatti politici agli standard del migliore giornalismo internazionale. Si può fare?
“… parlare della crisi dei giornali come se si trattasse di un evento puramente economico lascia in ombra il fatto che le crisi dei giornali di carta son servite per fare uscire dal mercato del lavoro molti giornalisti; per ridurre il potere contrattuale dei giornalisti; per tenerli sotto ricatto con la minaccia della perdita del posto di lavoro; per far carico allo Stato di costi che in qualche caso, posso immaginare, saranno anche stati dipendenti da inabilità gestionali più che dalla congiuntura economico-astrale …”
Dall’intervista a Federica Sgaggio, autrice di:
Il paese dei buoni e dei cattivi Perché il giornalismo, invece di informarci, ci dice da che parte stare Minimum Fax
“Molti datori di lavoro nemmeno sanno se il modo in cui impiegano i loro stagisti sia legale oppure no”. Ross Perlin ha scritto un libro, “Intern Nation”, dedicato a un mondo che sempre più fa ricorso al lavoro gratuito di giovani che sperano di ottenere in cambio formazione e accesso a possibilità di impiego – ma alcuni passano da uno stage a un altro. Non succede solo in Italia, dove già è uscito un libro sul tema, con tanto di osservatorio permanente online sul fenomeno: succede ovunque, si legge sull’Economist.
Tra il 1996 e il 2001 in Afghanistan il regime dei talebani ha messo al bando l’industria cinematografica. Questa galleria della Zeit racconta uno dei primi set aperti dopo la cacciata dei talebani da Kabul.
Al Jazeera ha fatto un pezzo dove pare che in Italia siamo tutti d’accordo con Borghezio, che è d’accordo con Anders Breivik. Bisogna ammettere che in parte è vero, visto che per diventare eurodeputati come Borghezio e Speroni, e per andare al governo come il loro partito, servono tanti voti.