Dal cabaret, ai classici al noir: le passioni di Scorzillo

Sergio Scorzillo, milanese,  fin dai tempi del liceo svolge attività artistica,  principalmente come attore, ma anche come autore di testi, regista e organizzatore di spettacolo. Ha vinto alcuni premi regionali come attore e regista e due riconoscimenti nazionali in qualità di drammaturgo (con “Passo a Due” e “Quello che volevo da me”). 

Sergio, quale è stato il tuo percorso di artista?

Dal cabaret sono passato, dopo un’esperienza di quattro anni con il teatro per bambini, agli autori classici, interpretando e dirigendo grandi quali Pirandello, Beckett, Shakespeare, ma anche riscoprendo autori italiani del ‘900 spesso dimenticati, come Fabbri , Betti e Brusati. Da mio padre, che suonava il pianoforte, ho ereditato la passione per la musica, che ha favorito il mio inserimento come collaboratore di Casa Ricordi, e ha fatto si che mi potessi esibire come voce recitante in moltissimi concerti (con piano solo, formazioni da camera, grande orchestra), concerti che spesso ho ideato io stesso (gli ultimi sono stati su autori francesi e Schumann). Con la DoppioSogno-progetti teatrali, ho organizzato moltissimi concerti e spettacoli, e ho creato una pagina Facebook in cui pubblico i casting di cui vengo a conoscenza e che metto a disposizione di tutti i colleghi attori.

Che cosa proponi quest’anno e che cosa hai in cantiere?

Ho interpretato la parte di Max nell’ultimo dramma di Diego Fabbri: Al Dio ignoto, lavoro che amo particolarmente perché è uno spettacolo contenitore, in cui sono chiamato a recitare brani di Shakespeare, Block, Dostojevski, Eliot. E ho fatto alcune repliche del mio testo La via della Croce, un oratorio poetico sulla resurrezione di Cristo. Sto finendo di scrivere un dramma, che mi è stato commissionato, che tratterà della fame nel mondo. Si intitola Lo sguardo orizzontale e sarà pronto tra un paio di mesi. Nei prossimi giorni avrò una replica di uno spettacolo che anni fa mi diede molta soddisfazione. Si tratta di una commedia di Israel Horovitz, che ho tradotto, diretto e fatto pubblicare: Ci rivedremo ad Harvard. E’ stata recensita molto bene e il pubblico è sempre molto compartecipe alle vicende dei due protagonisti. Poi proporrò un monologo che ho creato partendo dalla figura di Raymond Chandler, lo scrittore anglo-americano inventore dell’investigatore privato Philip Marlowe. Non tutti sanno che Chandler nel febbraio del ’55 cercò di togliersi la vita durante una crisi depressiva, in seguito alla scomparsa della moglie. Il titolo è Il lungo addio. Ho cercato di immedesimarmi nello scrittore la sera in cui tentò di uccidersi. Questo lavoro appartiene a una trilogia che ho intitolato Del suicidio, i cui prossimi protagonisti saranno Hemingway e Rigaut. Letteratura, noir e teatro…passioni che ultimamente vanno a braccetto.

A proposito di Noir, qual è la parte sostenuta da te in MilanoNera?

MilanoNera è una testata giornalistica ideata e fondata da Paolo Roversi, lo scrittore noir che ho avuto modo di conoscere un anno e mezzo fa e di cui sono diventato socio. MilanoNera è un portale web, un free press mensile, una società per eventi, una web tv ed una libreria. Con altri scrittori e giornalisti sono entrato a far parte un anno fa della MilanoNera eventi. Sono stato da sempre appassionato di letteratura gialla/nera, e finalmente ho avuto modo, grazie a questa collaborazione, di entrare a far parte di un gruppo di persone meravigliose e affiatate che si muovono nel campo a 360 gradi. Mettendo a disposizione la mia natura di uomo di spettacolo, sono stato invitato a realizzare una versione teatrale del romanzo di Roversi: Taccuino di una sbronza, che ha debuttato a Milano con grande successo in novembre; e sono spesso chiamato come “lettore” alle presentazione di libri. Ho anche ideato per i ristoranti che ne fossero interessati, una divertente “Cena in noir: L’Ultimo mojito”, uno spettacolo/evento che si svolge in tempo reale durante una cena, in cui tutti i commensali sono coinvolti e sono chiamati ad aiutare l’ispettore Sebastiani (io) a risolvere il caso. Insomma, come si vede, il teatrante che è in me non demorde…e si lascia affascinare da interessi diversi. Spero, sempre con la stessa qualità. Sicuramente con tanta passione.

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